Dott.ssa Giulia Riva
E’ una parassitosi emergente, nel senso che nasce come malattia infettiva del bacino del mediterraneo e delle zone litoranee dell’Italia ma che ad oggi, con la movimentazione di persone e animali ed i cambiamenti climatici è presenta anche al nord Italia.
In natura affinché il ciclo di trasmissione abbia inizio è necessario che un flebotomo si nutra del sangue di un mammifero inoculando così il parassita nel derma dell’ospite vertebrato. Per far sì che il ciclo di trasmissione continui, gli amastigoti (forma presente nell’ospite vertebrato) devono essere ingeriti dal flebotomo mentre fa il suo pasto di sangue dal mammifero, che si trasformeranno nuovamente in promastigoti, pronti per infettare un nuovo ospite.
In sostanza, il pappatacio infetto punge il cane o l’uomo ed inocula nel derma leishmania, che poi prenderà la via ematica.
Nel bacino del Mediterraneo questo insetto è attivo dalla primavera al tardo autunno, in particolare nelle ore crepuscolari. Le variazioni climatiche però hanno portato ad un prolungamento del periodo di attività e ad un’espansione dell’area di attività.

Questa parassitosi richiama particolarmente l’interesse del mondo scientifico poiché può interessare anche l’uomo, causando una grave malattia sistemica, che senza un trattamento adeguato risulta fatale nel 95% dei casi. Le categorie maggiormente a rischio sono i BAMBINI, il cui sistema immunitario risulta essere ancora troppo immaturo per far fronte all’infezione, e gli ANZIANI.
Il cane svolge un ruolo fondamentale nell’epidemiologia di Leishmania infantum in quanto costituisce il principale serbatoio per l’uomo.
Negli ultimi anni è stata dimostrata la diffusione dell’infezione in regioni tradizionalmente considerate indenni, come il Nord Europa, evidenziando soprattutto la presenza nel Nord Italia. Tale espansione sembra essere dovuta in buona parte alla globalizzazione, all’aumento dei flussi migratori dei cani che viaggiano con i proprietari verso aree endemiche e ai cani che vengo adottati dalle aree maggiormente esposte al contagio, come il Sud Italia.
La malattia si sviluppa attraverso un’interazione tra Leishmania spp. e il sistema immunitario del cane andando a comportare un danno da immunocomplessi, denominata anche ipersensibilità di III tipo. Questo tipo di meccanismo patogenetico porta ad una grande variabilità di sintomi, dai segni d’interesse cutaneo a quelli con coinvolgimento sistemico.
Tra i segni clinici più comuni si riscontrano dermatiti, lesioni cutanee di varia natura, letargia, intolleranza all’esercizio fisico, anoressia, pallore delle mucose, linfoadenomegalia, zoppia intermittente, sintomi oculari di varia natura, colite, rinite anche accompagnata da epistassi.
DIAGNOSI
Il medico veterinario dopo un’accurata visita clinica dell’animale procede con gli esami di laboratorio che permettono di confermare il sospetto diagnostico rilevato alla visita. Si tratta di indagi ematobiochimiche (che comprendono elettroforesi delle proteine), esame delle urine, test sierologici, test molecolari, indagini citologiche e istopatologiche, che combinate permettono anche la stadiazione della patologia.
Una volta che viene effettuata la diagnosi si procede al trattamento, specifico per ogni stadio della patologia; l’obbiettivo della terapia è quello di ridurre la carica parassitaria e la sua infettività per il vettore, trattare gli eventuali danni d’organo causati dal parassita stesso e di quelli derivanti dalla risposta immunopatologica del paziente, ripristinare un’adeguata risposta immunitaria e migliorare lo stato clinico del paziente. La guarigione completa da questa patologia purtroppo non è possibile, ma è possibile gestire le recidive migliorando la qualità di vita del paziente e riducendo la capacità di infettare altri soggetti.
COME PROTEGGERE IL CANE DALLA LEISHMANIOSI
Per prevenire l’infestazione da Leishmania spp. è fondamentale effettuare un’adeguata repellenza con prodotti a base di permetrine nel periodo che va dalla primavera all’autunno. La repellenza ha lo scopo di limitare la probabilità che il flebotomo punga il cane e quindi che possa trasmettere il protozoo.
Esiste anche la possibilità di vaccinare il cane per questa patologia, impedendo così che qualora venga punto il cane sviluppi la malattia, restando comunque infetto e quindi pericoloso per altri cani e persone per un periodo, motivo per cui è comunque fondamentale effettuare la repellenza anche sui soggetti vaccinati.